La casa editrice “Albatros” ha pubblicato il saggio di Marcello De Stefano dal titolo: “La bellezza di essere meridionali”. Sulla base delle esperienze personali maturate nei settori del turismo e dell’educazione scolastica e con uno stile lineare e discorsivo, l’Autore analizza in un’ottica rinnovata gli irrisolti problemi delle disuguaglianze territoriali e propone una nuova forma di impegno sociale per valorizzare le risorse del Mezzogiorno, nell’ottica di un effettivo sviluppo economico.

In contrasto con gli schemi culturali classici, che diffondono l’idea di un’area geografica arretrata, incapace ed inerte, l’opera evidenzia la grande ricchezza del Meridione, ascrivibile sia alle bellezze paesaggistiche, alle piacevolezze climatiche ed alle specialità eno-gastronomiche, sia all’enorme patrimonio monumentale ed artistico, che testimonia una civiltà millenaria e manifesta una naturale vocazione ad essere crocevia di popoli di ogni parte dell’Europa e del Mediterraneo. In questa prospettiva e nel rispetto della tradizione storica, il Mezzogiorno d’Italia non dovrebbe rappresentare un’area marginale e periferica in fase di continuo spopolamento, ma dovrebbe costituire il cuore nevralgico delle politiche europee nei confronti dei Paesi afro-asiatici, quale luogo di incontro e di dialogo tra mondi culturali diversi, di centro di formazione e di ricerca per progetti di cooperazione economica con Paesi emergenti, di base logistica per nuove rotte commerciali e per approvvigionamenti energetici, di territorio di accoglienza per la migliore gestione dei fenomeni migratori.

L’ Autore non crede che il divario tra Nord e Sud possa essere colmato attraverso benefiche politiche socio-economiche del Governo, ispirate ai principi espressi dall’art. 3 della Carta Costituzionale (per il quale: È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”). In conformità con il più acuto pensiero meridionalista, Egli ritiene che la questione non possa essere risolta da uno Stato che ha ereditato, recepito e rafforzato le strutture tipiche dello Stato sabaudo, che ha originato la spaccatura dualistica del sistema con la propria politica di annessione. Infatti, a distanza di settantacinque anni dalla introduzione della Costituzione, il divario non solo non si attenua, ma finisce per accentuarsi, come dimostrano le differenze reddituali, la diversa qualità delle infrastrutture e dei servizi, l’emigrazione giovanile e la continua emorragia delle migliori energie intellettuali.

Il libro propone una soluzione alternativa e lancia un messaggio ottimistico: una “rivoluzione copernicana”, che coinvolga le Istituzioni regionali e locali ed il mondo dell’istruzione e della cultura, e che veda come protagonisti principali le nuove generazioni. Sull’abbrivio di alcune esemplari realtà già sperimentate, il progetto si distacca dai modelli abituali, che prevedono lo sradicamento dei giovani dal proprio ambiente e l’inserimento in un diverso contesto lavorativo, apparentemente più fecondo, e stimola un serio impegno culturale ed imprenditoriale che si ispiri alla riscoperta ed alla promozione dei valori e delle risorse delle aree meridionali.

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